Questa foto è stata effettuata nella metropolitana collinare di Napoli nei giorni di Natale. Vi sono due motivi per indignarsi, il primo è che, a leggerlo, qualunque medico si sente un pollo da spennare e l’altro è che questo manifesto contribuisce, insieme ad altri apparsi sui giornali ed agli spots televisivi, alla crescita continua dei premi richiesti dalle assicurazioni per coprire questo tipo di rischio. Certamente il patrocinio delle richieste di risarcimento per malpractice si è rivelato molto più proficuo rispetto a quello degli incidenti automobilistici, anche per la tendenza attuale della magistratura ipergarantista ad accordare risarcimenti per danni biologici, morali, patrimoniali, da agonia (?) e chi più ne ha più ne mette. Prima i medici operavano secondo scienza e coscienza, adesso dovranno operare secondo scienza, coscienza e medicina difensiva. Alla fine salta il rapporto di fiducia medico – paziente in ogni senso, come si evince dalla notizia riportata pochi giorni fa da ADNKronos.
Roma, 12 gen. – Un medico romano, Stefano Bottari, primario chirurgo nella Capitale, ha deciso di non operare un paziente non urgente che in precedenza aveva denunciato un collega. “Come Amami ha più volte predetto, se la legge non ci metterà al riparo dai danni conseguenti alle denuncie infondate di malpractice, i medici, impauriti, si asterranno dall’operare cittadini ‘non urgenti'”. Lo dice Maurizio Maggiorotti, presidente dell’Associazione di difesa dei medici accusati ingiustamente di malpractice, evidenziando il caso. “Come avevamo previsto – aggiunge – in questo clima da caccia alle streghe, alimentato da campagne pubblicitarie che incitano a citare i medici in giudizio, i colleghi hanno iniziato a rifiutare gli interventi dei pazienti ‘a rischio-denuncia’”. “La persona è venuta a farsi visitare – spiega lo stesso Bottari in una nota – per un intervento riparatore a seguito di un’operazione descritta come ‘riuscita male’. Con un atteggiamento rivendicativo ha presentato il caso come ‘esempio di malasanità’. In questo contesto poco rassicurante – ha aggiunto Bottari – non mi sono trovato nella condizione di serenità giusta per il compimento di un intervento chirurgico. Mi sentivo in tensione e in pericolo per l’eventualità di essere esposto anche io e la struttura nella quale opero a ritorsioni legali”. “La chirurgia – ha sottolineato ancora Bottari – deve essere affrontata con la mente libera e con il giusto stato d’animo, e non con la paura di essere denunciati. E’ necessario un rapporto di totale fiducia tra medico e paziente perchè lo stato di paura del chirurgo mette a rischio la buona riuscita dell’intervento. Diventa quindi un obbligo rifiutare l’operazione per proteggere il paziente”.